Nei miei molti anni d’insegnamento ho avuto la fortuna di conoscere una moltitudine di ragazzi “italiani”, provenienti da altri Paesi, soprattutto dal continente africano.
Li ho visti fare amicizia e integrarsi completamente nella nostra cultura, amare la scuola e il nostro Paese. Qui in Italia dove sono cresciuti, si sono formati e diventati uomini, hanno sviluppato le proprie radici.
Certo, ho visto anche dei casi difficili, come può accadere indipendentemente dal colore della pelle o dalla religione, ma sono fermamente convinta che, se un giovane porta a termine un percorso scolastico di 5 anni nel nostro Paese, parla la nostra lingua ed è socialmente e culturalmente perfettamente integrato, non esiste motivo per non considerarlo un cittadino italiano.
Dire di no a queste persone significherebbe farne un discorso discriminatorio e di “razza”. Ed è una cosa che sinceramente mi fa rabbrividire. Siamo nel 2022 e la politica dovrebbe essere capace di sostenere una visione al passo con i tempi e coerente con la realtà.
Basta con gli steccati. Buttiamo giù queste barriere. Sì allo ius scholae!