La scuola va gestita pensando al bene degli alunni, non dei docenti precari bocciati ai concorsi, da assumere a tutti i costi per aver fatto supplenze: è duro il giudizio di Lettera 150, l’associazione che riunisce oltre 200 accademici per far ripartire in sicurezza il Paese. Secondo l’associazione risulta “difficile immaginare che la scuola possa cambiare per adeguarsi alle sfide dei tempi (dal digitale alla economia globale, dal nuovo modo di concepire e praticare il lavoro con le tecnologie produttive alla complessità delle società interculturali), mantenendo un sistema di istruzione che continua ad essere gestito non in funzione degli studenti ma della necessità di garantire posti di lavoro”.

Il problema dei problemi della scuola sarebbe quindi la mancanza di meritocrazia nel reclutare il personale insegnante: “si continua a formare e a reclutare il personale docente non attraverso l’autenticazione affidabile e certificata di competenze professionali ma per occasionalità per lo più emergenziali e per opportunismi per lo più corporativi”.

Per gli oltre 200 accademici di Lettera 150, “se vogliamo una scuola nuova, realmente formativa, si deve partire invece da una diversa selezione dei docenti. Un sistema che li assume in virtù del numero di anni di precariato, o poco più, è l’opposto di cui vi è bisogno”.