Ho sempre sollecitato il Governo e lo stesso Presidente Conte sulla necessità di mettere tutti i nostri alunni nelle condizioni di seguire la didattica a distanza, e non solo affinché posseggano un device idoneo (spesso i ragazzi studiano dal telefonino), ma affinché abbiano la possibilità di una connessione efficace, e ciò ai sensi dell’art. 3 della Costituzione che afferma che la Repubblica deve garantire la rimozione degli “ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

“Il diritto alla rete”, in questo mondo iperconnesso e, in particolare, in questo momento storico, diviene diritto di cittadinanza e questo deve essere garantito già a partire dall’età scolare, dato che in questo momento l’unica possibilità di connessione, anche dei bambini e dei ragazzi, è quella da “remoto”.

Credo che ormai viviamo nel tempo verbale “presente remoto” (cfr. A. Bisaccia) dove la distanza dal qui e ora è spaziale e non temporale, distanza che può essere ridotta solo con la tecnologia.

Continuando a rimpiangere gli abbracci e lo studio gomito a gomito, i giochi e i canti insieme, credo che questa emergenza stia aprendo una nuova modalità di condivisione che segnerà il passo verso una nuova era digitale.