“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza” (art. 1 Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo).

Il 10 dicembre 1948, all’indomani di due disastrose guerre mondiali, a Parigi, nel Palazzo de Chaillot, l’Assemblea delle Nazioni Unite – composta da 58 Paesi – con la risoluzione 217A adottava la «#Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo» come “ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni”.

Una vera e propria dichiarazione di pace nei confronti dei regimi dittatoriali che avevano funestato l’Europa.

Un manifesto che tutela il valore di ogni persona umana come titolare di diritti inalienabili che lo Stato si limita a “riconoscere”, in quanto preesistenti allo stesso.

Ed ancora oggi, a distanza di settant’anni, un monito per tutti noi che svolgiamo il delicato ruolo di legislatore.